Processi alternativi
Tra i processi ad annerimento diretto scoperti nel XIX secolo, quelli ai sali di ferro hanno avuto una particolare importanza nella storia della fotografia. Queste tecniche di stampa, si basano sulle proprietà chimico fisiche dei sali di ferro, e sulla loro riduzione da ferrici a ferrosi, che avviene con l'esposizione alla luce solare. Il prodotto di tale reazione, genera delle sostanze che danno origine a immagini fotografiche di diverso aspetto ed intonazione, se abbinate ad altri composti, come l'argento, il platino, il palladio o il ferricianuro di potassio.
In quel preciso periodo storico vennero anche studiati i processi all'argento, come la carta salata (calotipia), ed i procedimenti al bicromato, come la gomma bicromata, la stampa al carbone e la tecnica del bromolio.
Sino alla fine del novecento, questi processi alternativi di stampa, venivano presi in esame principalmente per la loro valenza filologica, con la nascita della fotografia digitale, le opportunità espressive di tali processi sono state in parte rivalutate.
Oggi possiamo pensare a queste tecniche, come ad una opportunità creativa in grado di unire l'artigianalità dei primi procedimenti di stampa, con la versatilità della tecnologia digitale.
Il nostro studio offre un attività didattica per alcune di queste tecniche di stampa proposta in due soluzioni: workshop e corsi individuali.
Cianotipia
Scoperto nel 1839 da Sir John Herschel, il processo cianotipico è basato sulla riduzione attraverso la luce solare dei sali ferrici trivalenti in sali ferrici bivalenti, dando così origine a un’immagine permanente di una elegante tonalità blu intensa (blu di Turnbull).
Uno dei primi lavori fotografici realizzato con questa tecnica, fu quello di Anna Atkins intitolato “British Algae: Cyanotype Impressions” (1843-1853), un volume composto da bellissimi cianotipi di felci, piume e piante acquatiche.
Queste tecnica di stampa, si basa sulle proprietà chimico fisiche dei sali di ferro, e sulla loro riduzione da ferrici a ferrosi, che avviene con l'esposizione alla luce solare. Questo particolare processo permette di realizzare stampe caratterizzate da a una tipica tonalità di blu profondo. La stampa in cianotipia prevede la realizzazione di un negativo che verrà esposto alla luce solare a contatto di un cartoncino per acquerello precedentemente emulsionato con una soluzione ai sali di ferro. Il fascino di questo processo creativo risiede nella stesa dell'emulsione a pennello che permette di ottenere risultati pittorici dalle diverse tonalità di blu di prussia e rendere così ogni stampa un originale unico e irripetibile.
La cianotipia può essere realizzata anche su altri tipi di supporti quali il tessuto. Con questo procedimento, posizionando qualsiasi oggetto sulla stoffa e successivamente esponendola alla luce solare, è possibile realizzare decorazioni particolari per creare originali manufatti artigianali quali abiti o borse. Può trovare altresì impiego in creazione di opere d'arte contemporanea su tela di notevoli dimensioni, indicate per esposizioni o per allestimenti scenografici in occasioni di performance teatrali o di altra natura.
Callitipia
Tra il 1839 e il 1842, Sir John Herschel, fece alcuni esperimenti scientifici sulla sensibilità alla luce dei sali d’argento e scoprì che i sali ferrici potevano ridurre l’argento allo stato metallico. Sviluppò quindi il processo denominato Argentotipia. Nel 1889 il Dr. W.W.J. Nichol proseguendo gli studi di Herschel mise a punto il processo denominato Kallitipia. Agli inizi del 1903 Henry Hall stimolò un grande interesse nella pratica di tale tecnica, con il suo articolo intitolato “The Kallitype Process” apparso sulla pubblicazione “The Photo-Miniature # 47”. Nel decennio successivo la popolarità della Callitipia diminuì, oltre che per la complessità del processo, anche a causa della commercializzazione delle carte emulsionate al Platino.
Queste tecnica di stampa, si basa sulle proprietà chimico fisiche dei sali di ferro, e sulla loro riduzione i complessi alogenati all'argento in argento metallico, che avviene attraverso la luce solare. Le stampe ottenute con questo processo producono immagini raffinate di un inconfondibile tonalità bruna, o bruno–seppia con un ampia gamma tonale, grazie alla presenza dell'argento nella soluzione fotosensibile. La stampa in Callitipia prevede la realizzazione di un negativo che verrà esposto alla luce solare a contatto di un cartoncino da disegno precedentemente emulsionato con una soluzione ai sali di ferro e nitrato d'argento.
Anche in questo processo la manualità è la cifra stilistica preponderante, dall'emulsione stesa a pennello, ai successivi viraggi che generano ulteriori variazioni tonali. Il supporto permette inoltre di poter successivamente intervenire sulla stampa finale con colori ad acquerello, tempere e carboncini. La Callitipia è particolarmente adatta per la fotografia di ritratto o di natura morta.
LUMEN PRINT
Il lumen print è un processo fotografico ad annerimento diretto che si ispira ai disegni fotogenici di Fox Talbot, realizzati per la prima volta nel 1838 in Inghilterra. Nel 1919 il fotografo tedesco Christian Schad riprese questo metodo e sperimentò la creazione di fotografie senza l'uso di macchine fotografiche creando quelle che egli chiamò “schadographies”. Successivamente Man Ray nel 1922 posizionando oggetti sulla carta fotografica ed esponendoli alla luce solare creò i suoi primi “rayogrammes”.
Il processo si basa sull'esposizione alla luce solare delle tradizionali carte fotografica ai sali d'argento su cui sono stati posizionati oggetti o negativi, ottenendo immagini fotografiche senza l'uso della fotocamera.
La composizione è ovviamente la parte più importante dell'intero processo, qualunque oggetto posizionato sulla carta produrrà un ombra che rimarrà impressa dopo l'esposizione alla luce solare.
Gli oggetti più idonei a questa particolare tecnica sono quelli che provengono dal mondo della natura: materiali semitrasparenti quali foglie e fiori, precedentemente essiccati. Il processo, particolarmente creativo, permette di ottenere risultati cromatici molto diversificati, con tonalità di colore che variano in base alla tipologia di carta utilizzata.
Durante la fase di esposizione è possibile spostare gli oggetti sul foglio di carta così da ottenere un effetto sfumato e pittorico e nel contempo creare particolari effetti di luci e ombre o doppie esposizioni. Le immagini finali delicate ed evanescenti evocano la bellezza fugace della natura.